Favignana, la farfalla della Sicilia

Ci sono ricordi che ritornano prepotentemente nella memoria, forse la lontananza da casa, e forse il tramonto goduto oggi, come negli altri giorni qui nella Valle della Loira, mi hanno riportato indietro ai primi giorni di settembre, quando mi crogiolavo al sole dell’impareggiabile e bellissima Favignana.

Forse non è una meta consigliata in questo momento, anche se sono certa che avrà il suo fascino anche adesso, e che sicuramente in qualche giorno di sole forte, come succede sia in autunno che in inverno nella nostra Sicilia, può ancora regalare la possibilità di fare una nuotata nel suo mare cristallino, pieno di vita.

E quindi perché ne parlo?

Perché su quest’isola che ha solo 19 kmq di superficie e che appartiene all’arcipelago delle isole Egadi, potete trovare nel suo essere brulla e arida, un fascino indescrivibile che voglio raccontarvi.

Le immagini che mi vengono in mente sono tante, che forse non un articolo e forse non tutte le parole possono descrivere.

Le prime immagini nella mia mente sono:

Favignana,  isola a forma di farfalla che si posa leggera e compatta sul mare,  solida e sfrontata, con i suoi muretti a secco, le poche strade asfaltate e le tante strade sterrate, il poter utilizzare la bici e poche macchine in giro, i suoi venti che a seconda della direzione determinano l’affluenza alle spiagge.

Il suo mare, che è mare fino all’osso, perché è importante sapere che la corrente che viene dall’Atlantico ed entra nel Mediterraneo, investe in pieno l’arcipelago delle Egadi, per poi disperdersi nel Tirreno, ma è propria questa corrente che  i tonni seguono, ed è su quest’isola che potrete ripercorrere grazie al racconto delle guide esperte  del famoso ex stabilimento Florio delle Tonnare, oggi dismesso, la storia della mattanza e della produzione del tonno in scatola.

Vista sull’ex stabilimento Florio e Monte Caterina

 

Ex stabilimento Florio delle Tonnare

La meraviglia di nuotare nel mare cristallino e vedere tanti, ma tanti pesci, fa comprendere come la scelta di renderla Riserva marina, sia stata una scelta più che azzeccata.

Cos’altro mi ha affascinato di quest’isola?

Le cave di tufo (in realtà si tratta di calcarenite) che si possono visitare nei principali accessi al mare quale Cala RossaBue Marino, che si perdono sottoterra all’infinito, e che sono testimonianza di un’attività passata, che ha lasciato delle vere e proprie cattedrali, e che regalano un fresco riparo nelle ore più calde, accentuando il passaggio dal buio ai colori abbaglianti del mare. A volte queste cave sembrano evocare misteri della terra.

 

Una volta che le cave sono state dismesse, gli abitanti hanno ben pensato di trasformare queste aree in orti e giardini, i cosiddetti “giardini ipogei”, che sfruttando la posizione sotto al livello della strada, offrivano riparo alla vegetazione dai venti, e grazie al sole e al buon clima, queste cave fungevano da serre all’aperto, offrendo caldo d’inverno e fresco d’estate.

 

 

 

 

Altro ricordo imperante è il tramonto visto dal monte di Santa Caterina, dove sorge un castello normanno, con il sole che si immerge nel mare, nascondendosi dietro il profilo selvaggio dell’isola di Marettimo.


Punto di forza è il buon cibo e la sua abbondanza, e dopo cena una passeggiata con il viso all’insù a guardare le stelle completano la sensazione infinita di trovarsi in paradiso.

Beati color che la vedono, la vivono e la respirano!!!!

Cala Rotonda